I Monteverde

Chi furono i Monteverde? Per poter rispondere dobbiamo tornare molto indietro nel tempo. Lo faremo immaginando di percorrere proprio la strada che porta questo nome. Alla sua cima si scorge un ampio skyline dei moderni palazzi che popolano la prima periferia fermana, ma, scendendo via via, lo sguardo si accorcia fino a rimanere intrappolato dagli alti muri degli antichi palazzi che si affacciano su via Brunforte. E’ proprio in questo angusto, umido e buio tratto finale che dobbiamo immergerci per poter rivivere a pieno l’epoca medioevale, teatro delle vicissitudini di questa famigerata famiglia. Mercenario da Monteverde divenne signore di Fermo nel 1331, si mise a capo dei ghibellini fermani e sconfisse l’esercito della Chiesa capitanato dal marchese Da Varano, signore di Camerino.  Per nove anni durò la sua dispotica dominazione, durante i quali commise e fece commettere delitti e ingiustizie di ogni sorta. Maledetto da tutta la cittadinanza, il 20 febbraio 1340 venne ucciso fuori Porta San Francesco dai congiurati.

 Custodita in un angolo pittoresco del giardino di Villa Vitali, si trova l’urna che si vuole racchiudesse il cadavere del tiranno. Ritornata la città sotto il dominio della Chiesa furono abolite tutte le imposte, abrogate le leggi e cancellate le condanne emanate dal Monteverde. Dopo la sua morte la città vide succedersi diversi Signori, ignara che l’ombra di questa famiglia l’avrebbe di nuovo oscurata. Infatti nel 1376 fu sottomessa con forza dal nuovo tiranno Rinaldo, figlio di Mercenario. Dopo aspri combattimenti disfece l’esercito della Chiesa. Mise a ferro e a fuoco Sant’Elpidio e durante il saccheggio venne trafugata e trasferita a Fermo l’insigne reliquia della Sacra Spina. Fece decapitare, non disdegnando di presenziare al supplizio, diversi onorandi cittadini fermani, accusati di essere a lui contrari. Ma il popolo decise di scuotere il giogo e si ribellò. Nel giorno di San Bartolomeo del 1379 venne espulso dalla città e riuscì a rifugiarsi a Montefalcone. Tradito da Egidio da Monte Urano, venne fatto prigioniero. Il 13 maggio 1380, Rinaldo con la moglie e i figli furono fatti partire da Montefalcone ciascuno di essi sopra un asino, volti al di dietro con corone di spine sul capo. Il 2 giugno entrarono a Fermo per la Porta San Giuliano e furono decapitati nella Piazza San Martino. Le teste di Rinaldo e dei figli furono poste su una colonna di pietra. Sotto quella di Rinaldo era scritto: “Tiranno fui pessimo e crudele”. Per disposizione dell’antico Statuto fermano si doveva annualmente solennizzare con la festa di San Bartolomeo quel 24 agosto 1379, nel quale la città era rimasta libera “a tyramnica rabie” del signore Rinaldo. In una delle nicchie nel muro della chiesa della Pietà, è la scultura in pietra che rappresenta San Bartolomeo, ai cui piedi giace una testa che si reputa raffiguri proprio quella di Rinaldo. Cessato il dominio dei Monteverde, i Fermani restaurarono la Rocca, consolidarono la riacquistata libertà e, per concessione di Bonifacio IX, riformarono lo Statuto secondo il diritto civile, politico e religioso di governo libero.

Esponenti illustri

  • Rinaldo I da Monteverde
  • Fidesmido (?-1254 ca.), podestà di Fermo
  • Boccalario da Monteverde (?-1326), condottiero
  • Vannetta da Monteverde, erede di Boccalario
  • Mercenario da Monteverde (1275 ca.-1340), tiranno
  • Rinaldo da Monteverde (?-1380), condottiero