Porta Santa Caterina

L’imago urbis non può prescindere dalla cinta muraria, che circoscrive uno spazio di potere, separando nettamente il centro abitato dalle campagne circostanti. Le mura medievali di Fermo, erette alla metà del Duecento e ampliate in parte nel secondo Trecento, percorrono ancora oggi ampi tratti del perimetro della città, nonostante alcune manomissioni di epoca successiva. Il loro tracciato è tuttora intervallato da torri rompitratta, alcune delle quali in cattivo stato di conservazione, e su di esse permangono significative aperture medievali: delle sette porte attestate nel circuito trecentesco restano oggi la porta di Santa Caterina, nel tratto sud-orientale, che si apriva sui percorsi viari verso l’Adriatico, quella di Sant’Antonio, verso nord, e di San Giuliano, verso l’entroterra collinare e appenninico. Nell’area occidentale, delimitato dalla porta di San Giuliano, il tracciato murario della metà del Duecento inglobò all’interno della struttura urbana il popoloso borgo di Campolege, ove si erano da poco tempo insediati i numerosi coltivatori giunti dai centri collinari vicini e dalle campagne limitrofe. Il percorso delle mura trecentesche, accogliendo al suo interno un altro borgo, quello di Santa Caterina, portò a compimento il processo di rimodellamento dei confini della città, che si sarebbero mantenuti stabili fino all’età contemporanea. Lo spazio urbano delimitato dalle mura fu quindi ripartito amministrativamente in sei contrade urbane: Castello, Pila, San Martino, Fiorenza, San Bartolomeo, Campolege.