Arti e mestieri

Corporazione di contrada: Sarti

Arti e mestieri di contrada: Muratori

Origine della parola

La parola “corporazione” venne in realtà coniata nel Settecento da chi ne propugnava l’abolizione. Quando esistevano erano chiamate métiers (“corpi di mestiere”) in Francia, guilds (“gilde”) in Inghilterra, Zünfte in Germania, gremios in Spagna, grémios in Portogallo, συντεχνία in Grecia.

In Italia esse ebbero nomi diversi da regione a regione: arti in Toscana, fraglie in Veneto o scuola dell’arte in special modo a Venezia, paratici in Lombardia, gremi in Sardegna, società d’arti a Bologna, collegi a Perugia. Spesso il nome ufficiale era in latino universitates o collegia.

Età altomedievale

Testimonianze dell’esistenza di singoli corpi di mestiere in età altomedievale si trovano con riferimento a città rimaste sotto il dominio bizantino: Roma, Napoli, Ravenna, Otranto.

La principale conferma dell’esistenza di corporazioni anche in territorio longobardo è data dalle Honorantiae civitatis Papiae. Si tratta di un testo scritto poco dopo il Mille, ma che riferisce una situazione precedente. Nella capitale italica erano attive delle corporazioni, dette ministeria, sotto il controllo della Camera Regia. Queste organizzazioni erano poche (mercanti, calzolai, barcaioli, pescatori, saponai) ed erano governate da “rettori”. 

La nascita delle corporazioni

In certi casi le corporazioni sembrano essersi formate come derivazione di preesistenti confraternite di carattere devozionale, mentre quelle create, per così dire, ex novo, si fondavano sul sodalizio dato dal giuramento che impegnava i loro membri all’assistenza reciproca e alla difesa degli interessi comuni.

Le prime corporazioni a costituirsi furono quelle dei mercanti: agli inizi del XII secolo la corporazione dei mercanti esisteva già a Pavia, Genova, Piacenza e Roma, la Camera dei Mercanti di Milano risale al 1159, l’Arte dei Mercatanti di Firenze esisteva già nel 1182, quella di Bologna nel 1194. Le corporazioni mercantili nel corso del Duecento riuscirono a inserirsi e ad assumere un ruolo guida nelle istituzioni cittadine, estendendo il loro controllo a funzioni di natura pubblica come quello sui pesi, le misure e la sorveglianza delle strade.

Lentamente nacquero anche le corporazioni degli altri mestieri, alcune per scissione da quella dei mercanti, altre in modo indipendente. In alcune città ancora verso la fine del Duecento la corporazione dei mercanti riuniva tutte le attività: a Milano, a Verona, a Parma, a Piacenza, a Cremona. Nelle città sotto controllo signorile la formazione di nuovi corpi di mestiere proseguì durante il Trecento, mentre dove le corporazioni conquistarono un ruolo politico e diventarono organi costituzionali, il loro numero venne bloccato.

Il reale peso politico raggiunto dalle corporazioni nei governi cittadini variò molto a seconda delle città e all’interno del medesimo contesto urbano; le associazioni artigianali infatti si costituirono in un secondo momento e furono relegate a un ruolo subalterno rispetto a quelle mercantili.

Così ad esempio, le Arti fiorentine vennero suddivise, rispettando il reddito possibile che i praticanti potevano ottenere, in Maggiori, Medie e Minori tant’è vero che sia a Firenze che a Bologna la loro avanzata sociale si concluse con la piena affermazione in ambito politico, a tal punto che le istituzioni governative ricalcarono le strutture corporative.

A Bologna il tumulto guidato da Giuseppe Toschi portò definitivamente alla rappresentanza delle ventuno “società d’arti” nel consiglio comunale nel 1228[9]. Tuttavia, questo ruolo venne soppresso già nel 1274. Diversa fu la vicenda fiorentina: nella città toscana l’ingresso delle Arti Maggiori nella vita politica avvenne gradualmente nella seconda metà del Duecento. Il culmine del potere delle arti fiorentine si ebbe con gli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella del 1293, che escludevano dal governo chi non fosse iscritto ad un’arte e perciò costrinsero i magnati ad iscriversi a un’arte. È noto che Dante era iscritto all’arte degli Speziali. Questa egemonia fu conservata dalle corporazioni fino all’affermazione della signoria medicea nel Quattrocento.

Il raggiungimento di un simile traguardo venne, invece, impedito ai “paratici” milanesi dalle disposizioni della signoria dei Visconti e alle fraglie veneziane dall’oligarchia a capo della Repubblica. Addirittura a Ferrara le corporazioni vennero soppresse nel 1287.

In ogni caso, le corporazioni non ebbero mai la stessa importanza: solo alcune ebbero un effettivo ruolo politico. Le arti dei Mercanti, del Cambio e dei Notai furono preminenti quasi ovunque. Per quanto riguarda le attività produttive, in Toscana dominavano le arti della Lana e della Seta, mentre in Lombardia la situazione era più variegata.